
L’adolescenza è notoriamente un periodo di grandi cambiamenti e di grosse conflittualità. La ricerca di una propria individualità si manifesta un po’ in tutti gli aspetti della vita e di conseguenza anche in quello alimentare. È in questa fase, purtroppo, che buona parte della popolazione giovanile si allontana da un modello nutrizionale bilanciato e corretto.
Anche se oltre 8 adolescenti su 10 affermano che una corretta alimentazione è essenziale per la salute, la maggior parte pranza fuori casa e finisce spesso per assumere pizze farcite, hamburger, patatine, snack e bibite zuccherate. Oggi il 20-30% degli adolescenti è obeso, soprattutto al Sud. È un dato da non sottovalutare, anche perché un adolescente obeso sarà quasi certamente un adulto obeso, che andrà probabilmente incontro a gravi patologie.
In genere, in età adolescenziale si ha una stima confusa della propria classe di peso, fino a quadri di vera e propria dismorfofobia e cioè una sensazione soggettiva di deformità o di difetto fisico, per la quale la persona in causa ritiene di essere notata dagli altri, nonostante il suo aspetto rientri nei limiti della norma.
Nella nostra società specialmente le ragazze inseguono il mito della magrezza.
La pubertà è invece per loro associata ad una tendenza biologica ad ingrassare. Il vedersi grasse (soprattutto rispetto ai canoni che la società impone) si associa molto spesso ad una percezione distorta e comunque negativa di sé e del proprio corpo e questo comporta l’inizio di diete severe, molto spesso autogestite.
La televisione, i giornali, la moda in questi anni ci propongono continuamente e solamente immagini di donne belle, senza difetti fisici, magre, associando spesso la bellezza puramente estetica al successo, spingendo quindi la maggior parte delle donne e soprattutto quelle più giovani, a voler raggiungere quelle forme fisiche, quei modelli a tutti i costi, diventando disposte a fare quasi di tutto.
È così che possono iniziare l’anoressia o la bulimia: con un disordine alimentare, un periodo ad esempio di dieta eccessiva o fatta da sé in modo errato, una fobia per un certo tipo di alimenti, più spesso i dolci, ritenuti pericolosi perché fanno male e fanno ingrassare, quindi assolutamente da evitare. Se questi comportamenti sbagliati nei confronti dell’alimentazione continuano, possono trasformarsi in un’autentica malattia in cui il cibo, la sua assenza o il suo bisogno spasmodico, diventa il centro di ogni pensiero e l’unica cosa che conta nella vita, facendo andare lentamente in secondo piano ogni altra attività quotidiana, portando sempre di più all’isolamento.
Naturalmente questa catena può essere spezzata e con lo sforzo della persona malata, di chi gli vive intorno e degli specialisti giusti, si può ripristinare una vita serena e normale in cui l’alimentazione non è più un’ossessione e occupa il giusto posto nella scala della vita.
L’anoressia, spesso associata alla bulimia, è una malattia dei nostri tempi: nel 1955 erano anoressici 30 giovani su 10.000, oggi sono 80. Colpisce quasi l’1% delle diciassettenni, ma ultimamente si ammalano anche ragazze più giovani, di 12-13 anni. La “causa” può essere il disagio verso il proprio corpo, ma anche un lutto, una delusione amorosa, un conflitto con i genitori o un episodio depressivo di un genitore.
L’anoressia consiste in diete e digiuni immotivati mentre la bulimia di un’alimentazione eccessiva e compulsiva accompagnata da una serie di iniziative per evitare di ingrassare (vomito autoindotto, uso di lassativi, digiuni ed intenso esercizio fisico.
L’1 – 2% della popolazione (essenzialmente femminile), tra i 10 e i 30 anni soffre di anoressia e/o di bulimia alla cui eziologia è possibile che, assieme alle condizioni ambientali, concorrano fattori genetici.
Le indicazioni comportamentali di massima per i genitori di adolescenti affetti da questi disturbi del comportamento alimentare sono le seguenti:
- non cambiare le abitudini di vita in funzione dei figli
- evitare di litigare e di contraddirsi
- pretendere che la persona in causa sieda a tavola con gli altri e impedire che il soggetto bulimico svuoti il frigorifero
- mantenere gli impegni sociali ed i contatti con il mondo esterno
- non derogare dalle regole e dai principi educativi in famiglia
- non trattare il figlio problematico diversamente dagli altri figli
- continuare a fare i genitori, con fermezza e coerenza
In Italia ogni anno 500 ragazze rifiutano il cibo fino alla morte. Anoressia e bulimia nervosa rappresentano dunque un enorme problema emergente di rilevanza sia sociale che sanitaria.
Guarire è possibile e l’obiettivo può essere raggiunto seguendo un percorso terapeutico mirato – si deve curare sia il corpo che la mente. Importante – la dieta deve soddisfare tutti i requisiti di equilibrio nutrizionale.
È fondamentale alternare i cibi e cercare di far consumare almeno un alimento per ciascun gruppo fondamentale degli alimenti. Questo è un aspetto che, nel lungo termine, favorisce la copertura dei vari bisogni nutrizionali. Inoltre, permette di sfatare i preconcetti di natura dietetica, spesso ben radicati nei disturbi del comportamento alimentare (ad esempio, “la pasta fa ingrassare”).
La persona bulimica/anoressica dovrebbe fare uso anche di integratori alimentari per coprire i fabbisogni nutrizionali.